DECRETO DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA, DELLA SOVRANITÀ ALIMENTARE E DELLE FORESTE 12 giugno 2023 (in Gazz. Uff. 24 giugno 2023, n. 146).

DECRETO DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA, DELLA SOVRANITÀ ALIMENTARE E DELLE FORESTE 12 giugno 2023 (in Gazz. Uff. 24 giugno 2023, n. 146).

DECRETO DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA, DELLA SOVRANITÀ ALIMENTARE E DELLE FORESTE 12 giugno 2023 (in Gazz. Uff. 24 giugno 2023, n. 146). – Modifiche ordinarie al disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi». 

IL DIRIGENTE DELLA PQAI IV

della Direzione generale per la promozione

della qualità agroalimentare e dell’ippica

Visto il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari;

Visto il regolamento (UE) 2021/2117 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 dicembre 2021 che modifica i regolamenti (UE) n. 1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, (UE) n. 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, (UE) n. 251/2014 concernente la definizione, la designazione, la presentazione, l’etichettatura e la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti vitivinicoli aromatizzati e (UE) n. 228/2013 recante misure specifiche nel settore dell’agricoltura a favore delle regioni ultraperiferiche dell’Unione;

Visto il regolamento delegato (UE) n. 664/2014 della Commissione del 18 dicembre 2013 che integra il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio con riguardo alla definizione dei simboli dell’Unione per le denominazioni di origine protette, le indicazioni geografiche protette e le specialità tradizionali garantite e con riguardo ad alcune norme sulla provenienza, ad alcune norme procedurali e ad alcune norme transitorie supplementari;

Visto il regolamento di esecuzione (UE) n. 668/2014 della Commissione del 13 giugno 2014 recante modalità di applicazione del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari;

Visto il regolamento delegato (UE) 2022/891 della Commissione del 1° aprile 2022 recante modifica del regolamento delegato (UE) n. 664/2014 che integra il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio con riguardo alla definizione dei simboli dell’Unione per le denominazioni di origine protette, le indicazioni geografiche protette e le specialità tradizionali garantite e con riguardo ad alcune norme sulla provenienza, ad alcune norme procedurali e ad alcune norme transitorie supplementari;

Visto il regolamento di esecuzione (UE) 2022/892 della Commissione del 1° aprile 2022 che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 668/2014 della Commissione recante modalità di applicazione del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari;

Visto il regolamento di esecuzione (UE) n. 241/2011 dell’11 marzo 2011, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 66/15 del 12 marzo 2011, con il quale è stata registrata la Denominazione di Origine Protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» ed approvato il relativo disciplinare di produzione;

Visto il decreto 14 ottobre 2013, recante disposizioni nazionali per l’attuazione del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012, sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari in materia di DOP, IGP e STG, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale n. 251 del 25 ottobre 2013;

Vista la domanda di modifica del disciplinare, presentata da Apidolomite società cooperativa agricola a r.l., ai sensi dell’art. 13, comma 1 del decreto MIPAAF del 14 ottobre 2013;

Visto il parere favorevole espresso dalla Regione Veneto competente per territorio ai sensi del sopra citato decreto 14 ottobre 2013, in merito alla domanda di modifica del disciplinare di che trattasi;

Visto che la domanda di modifica rientra nell’ambito delle modifiche ordinarie così come stabilito dall’art. 53 del regolamento (UE) n. 1151/2012, come modificato dal regolamento (UE) 2021/2117;

Visto che la modifica riguarda il disciplinare di una DOP registrata, per cui il documento unico pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 184 dell’8 luglio 2010 è stato modificato;

Visto il comunicato del Ministero, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale n. 74 del 28 marzo 2023 con il quale è stata resa pubblica la proposta di modifica del disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» ai fini della presentazione di opposizioni, come previsto dal regolamento (UE) n. 1151/2012;

Considerato che entro il termine previsto dal decreto 14 ottobre 2013, non sono pervenute opposizioni riguardo la proposta di modifica di che trattasi;

Ritenuto che, a seguito dell’esito positivo della predetta procedura nazionale di valutazione, conformemente all’art. 53 del regolamento (UE) n. 1151/2012, come modificato dal regolamento (UE) 2021/2117, sussistono i requisiti per approvare con il presente decreto le modifiche ordinarie contenute nella citata domanda di modifica del disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;

Ritenuto altresì di dover procedere alla pubblicazione del presente decreto di approvazione delle modifiche ordinarie del disciplinare di produzione in questione, e del relativo documento unico con- solidato, come prescritto dal regolamento dall’art. 53 del regolamento (UE) n. 1151/2012, come modificato dal regolamento (UE) 2021/2117, nonché alla comunicazione delle stesse modifiche ordinarie alla Commissione europea;

Visto il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche ed in particolare l’art. 16, comma 1, lettera d);

Vista la direttiva direttoriale n. 149534 del 31 marzo 2022 della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica, in particolare l’art. 1, comma 4, con la quale i titolari degli uffici dirigenziali non generali, in coerenza con i rispettivi decreti di incarico, sono autorizzati alla firma degli atti e dei provvedimenti relativi ai procedimenti amministrativi di competenza;

Decreta:

Ar. 1

1. Sono approvate le modifiche ordinarie al disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di cui alla proposta pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana Serie generale n. 74 del 28 marzo 2023.

2. Il disciplinare di produzione consolidato della denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi», ed il relativo documento unico figurano rispettivamente agli allegati A e B del presente decreto.

Art. 2

1. Il presente decreto entra in vigore a livello nazionale il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.

2. Le modifiche ordinarie di cui all’art. 1 sono comunicate, entro trenta giorni dalla predetta data di pubblicazione, alla Commissione europea.

3. Il presente decreto e il disciplinare consolidato di cui all’art. 1 della denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi» saranno pubblicati sul sito internet del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Il presente decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.

Art. 1 Denominazione del prodotto

La denominazione di origine protetta «Miele delle Dolomiti Bellunesi», è riservata al miele che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.

Art. 2 Descrizione del prodotto

Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto a partire dal nettare dei fiori e dalle melate del territorio montano bellunese, dall’ecotipo locale di «Apis mellifera» che deriva da incroci naturali tra diverse razze apistiche, prevalentemente tra quella Ligustica e Carnica; essa si è particolarmente adattata nel corso del tempo alle caratteristiche dell’ambiente montano alpino bellunese e permette di ottenere buone rese di miele.

I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e nettarifero, come l’acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo nei territori montani, anche in alta quota, e per questo rendono pregiato il Miele delle Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una grande varietà di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese.

In funzione quindi delle differenti specie botaniche che fioriscono scalarmente durante il periodo di produzione o che danno luogo a melate, si distinguono le seguenti tipologie di «Miele delle Dolomiti Bellunesi»:

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori                     |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia                         |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio                         |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno                       |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro                     |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco                      |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco                |

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|«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete                |

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A. Caratteristiche chimico-fisiche

Oltre al «pregio floreale», la qualità del Miele delle Dolomiti bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la salubrità e l’elevata conservabilità, testimoniate anche dal basso valore di HMF, che dipendono specialmente dalle caratteristiche ambientali della zona geografica e dal «savoir faire» dei produttori.

Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» deve infatti presentare nelle diverse tipologie le seguenti caratteristiche chimico-fisiche:

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|HMF (all’invasettamento)                 :           |≤10 mg/kg    |

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|Acqua:                                               |≤ 18%        |

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B. Caratteristiche melisso-palinologiche

Lo spettro pollinico generale è quello caratteristico della flora di montagna. Tuttavia, a seconda della origine floreale, gli spettri pollinici delle diverse tipologie di «Miele delle Dolomiti Bellunesi» devono rispettare i seguenti requisiti:

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|Tipologia miele|                     Polline                      |

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|Millefiori     |caratteristici dell’area geografica di provenienza|

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|Acacia         |> 15% di Robinia pseudoacacia L.                  |

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|               |percentuali variabili di polline di Tilia spp., ma|

|Tiglio         |quasi sempre molto basse                          |

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|Castagno       |> 90% di Castanea sativa M.                       |

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|Rododendro     |> 25% di Rododendrum spp.                         |

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|Tarassaco      |> 5% di Taraxacum spp.                            |

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|Melata di bosco|presenza di indicatori di melata                  |

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|Melata di Abete|presenza di indicatori di melata                  |

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C. Caratteristiche organolettiche

Le caratteristiche organolettiche dipendono dall’origine floreale e sono quindi diverse per le varie tipologie di miele; esse possono presentare anche accentuate differenze nel colore e nei caratteri organolettici, in rapporto alle diverse componenti nettarifere.

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori (o multiflora):

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|Colore    |dal giallo chiaro all’ambrato                           |

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|Sapore    |dolciastro, morbido, più o meno intenso                |

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|          |generalmente debole o di media intensità; in qualche   |

|Odore     |caso richiama la presenza del nettare prevalente        |

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|          |con spiccata tendenza alla cristallizzazione (fine ed   |

|Aspetto   |omogenea)                                               |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia (o Robinia):

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|Colore |chiaro, ambrato, trasparente                               |

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|Sapore |delicato, caratteristico, molto dolce                      |

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|       |non è particolarmente caratteristico, può ricordare il   |

|Odore  |profumo dei fiori di robinia                               |

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|       |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di   |

|Aspetto|cristalli, anche se non cristallizza mai completamente     |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio:

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|         |variabile dal giallo chiaro al verdolino o anche tendente|

|Colore   |al bruno                                                 |

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|Sapore   |dolce, con leggero retrogusto amaro ma poco percettibile |

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|         |fresco caratteristico, mentolato, balsamico che ricorda  |

|Odore    |la tisana dei fiori di tiglio                            |

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|         |pastoso, con cristallizzazione ritardata e formazione di |

|Aspetto  |cristalli grossi e irregolari                            |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno:

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|Colore |bruno scuro variabile dal noce chiaro al noce quasi nero   |

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|Sapore |poco dolce, amarognolo o molto amaro, tannico, astringente |

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|Odore  |aromatico, pungente, forte ed acre                         |

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|       |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di   |

|       |cristalli; ha scarsa tendenza alla cristallizzazione che   |

|Aspetto|avviene solo dopo svariati mesi dal raccolto               |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro:

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|       |allo stato liquido, va dal quasi incolore al giallo        |

|       |paglierino; dal bianco al beige chiaro dopo la             |

|Colore |cristallizzazione                                          |

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|Sapore |caratteristico, delicato e gradevole, dolce                |

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|       |tenue, vegetale, fruttato che può ricordare il profumo del |

|       |fiore ma anche le marmellate di frutti bosco o anche di    |

|Odore  |sciroppo di zucchero                                       |

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|       |prima liquido, dopo alcuni mesi cristallizza assumendo una |

|Aspetto|consistenza pastosa a granulazione fine                    |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco:

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|       |con riflessi gialli se liquido, giallo e cremoso se        |

|Colore |cristallizzato                                             |

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|       |poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente   |

|Sapore |amaro, astringente                                         |

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|Odore  |pungente, acuto, persistente                               |

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|       |cristallizza rapidamente con cristalli fine e regolari, che|

|Aspetto|determina una massa morbida e cremosa                      |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco:

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|       |da ambrato scuro fino a quasi nero quando è liquida,       |

|Colore |marrone se cristallizzata                                  |

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|       |di media intensità, persistente in bocca; poco o           |

|       |normalmente dolce, può essere caratterizzato da una nota   |

|Sapore |acida e salata                                             |

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|Odore  |caldo, spesso accompagnato da note resinose                |

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|       |resta liquido a lungo, ma può cristallizzare; asciutto,    |

|Aspetto|viscoso, filante                                           |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete:

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|       |da ambra scuro a quasi nero, talvolta tendente al verde    |

|Colore |petrolio                                                   |

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|       |poco o normalmente dolce, normalmente acido, di media      |

|       |intensità, di malto, latte condensato, panna cotta,        |

|Sapore |caramello                                                  |

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|       |caratteristico, balsamico, di legno, di resina, di         |

|Odore  |affumicato, di camino spento                               |

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|       |resta liquido a lungo, può intorbidirsi per la formazione  |

|Aspetto|di cristalli, in genere molto viscoso                      |

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Articolo 3

Zona di produzione

La zona geografica di produzione e di lavorazione del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» interessa l’intero territorio della Provincia di Belluno, tutto situato in zona svantaggiata di montagna i cui confini amministrativi sono limitati da catene montuose che separano detta provincia a nord dall’Austria, ad est dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e ad ovest dalla Regione Trentino Alto Adige.

Articolo 4

Prova dell’origine

Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna, gli input e gli output. In questo modo e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di controllo, delle arnie, dei produttori e dei confezionatori, la tenuta di registri di produzione e di confezionamento nonché attraverso la dichiarazione tempestiva alla struttura di controllo delle quantità prodotte, è garantita la tracciabilità e la rintracciabilità del prodotto. Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi sono assoggettate al controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.

Art. 5 Metodo di ottenimento del prodotto

Produzione. Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» è prodotto da un ecotipo locale di Apis mellifera che deriva da incroci tra diverse razze apistiche, prevalentemente tra l’Apis Ligustica e la Carnica, che si è particolarmente adattata alle peculiarità dell’ambiente montano bellunese. Proprio grazie al suo adattamento non si sono mai riscontrati particolari problemi legati alle temperature: se ben correttamente invernata, sopporta bene le basse temperature anche per lunghi periodi; così come le alte temperature non sono mai tali da creare inconvenienti a questo tipo di allevamento. Esse raccolgono il nettare presente nelle fioriture locali, tipiche di questo territorio montano, quali, prevalentemente, l’acacia, il tiglio, tarassaco, il castagno, il rododendro e varie labiacee nonché da infinite altre varietà di specie erbacee, arboree ed arbustive presenti in forma spontanea.

Per un’eventuale nutrizione proteica alle famiglie di api è vietato l’impiego di prodotti contenenti polline d’origine diversa da quella strettamente locale. Una pratica normalmente adottata, è quella che prevede la raccolta di favi di polline o di solo polline, quest’ultimo mediante delle trappole, da essiccare o immagazzinare in congelatore durante il periodo di elevata produzione e poi da riutilizzare in periodi di minor disponibilità pollinifera.

Il miele, si ottiene da arnie stanziali o che vengono periodicamente spostate solamente all’interno del territorio bellunese previsto all’art. 3; tale miele deve venir estratto direttamente dai favi dei melari mediante centrifugazione. Sono vietate altre manipolazioni o trattamenti aggiunti.

Raccolta. All’inizio delle fioriture nel territorio si provvede alla posa dei melari interponendo tassativamente un «escludi regina» tra il nido e il primo melario allo scopo di evitare che la regina possa estendere la deposizione delle uova anche nei melari. La raccolta del prodotto deve avvenire durante o dopo la fioritura d’interesse del miele depositato nei favi da melario, in funzione del raggiungimento del giusto grado di maturazione del prodotto. Al momento del prelevamento dei melari le api possono venire allontanate con metodi che non devono alterare la qualità del prodotto, quali l’api-scampo o il soffiatore, limitando l’impiego di affumicatori che, se necessari per una migliore gestione in sicurezza della colonia, vanno comunque mantenuti a debita distanza dai melari per evitare di trasferire al miele odori e sapori estranei. Negli affumicatori è consentito preferibilmente l’uso di pezzi di juta, rotoli di cartone non stampato, aghi di pino, fieno.

La raccolta del miele avviene sempre per fasi successive, in concomitanza delle diverse fioriture, al fine di ottenere un prodotto monofloreale differenziato.

Eventuali trattamenti sanitari, da eseguire alle api solo ed esclusivamente al termine di ogni fioritura e dopo il prelievo di tutti i melari, devono rispettare, in modo rigoroso, il Piano Regionale di profilassi che, annualmente, viene predisposto dal Centro Regionale di Apicoltura del Veneto, e devono essere praticati con totale rispetto delle modalità e dei tempi programmati, con principi attivi naturali che garantiscano l’assenza di residui nel prodotto.

Lavorazione. Tutto il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» DOP, prodotto nel territorio di cui all’art. 3, deve essere lavorato e preparato per la vendita in appositi laboratori di smielatura, autorizzati e controllati dal Servizio Veterinario competente per territorio.

Dopo la raccolta dei melari si deve procedere, prima che il prodotto possa cristallizzare o fermentare in favo e comunque entro 15 giorni dalla raccolta dei melari, all’estrazione del prodotto dai favi di melario, operazione da eseguire tassativamente ed esclusivamente con la centrifugazione. Queste operazioni vanno svolte in condizioni tali da evitare il rischio di cristallizzazioni e fermentazioni. E’ consigliato l’uso di deumidificatori ambientali.

Non sono consentiti altri metodi d’estrazione. Il miele così ottenuto viene collocato in appositi recipienti inox, detti maturatori, previa una filtrazione che consenta il passaggio di tutti i granuli di polline presenti nel prodotto per poterne verificare l’origine botanica.

La permanenza del miele nei maturatori deve prolungarsi per almeno 10-15 giorni, allo scopo di favorire e completare l’affioramento di schiuma o eventuali piccoli residui di cera, che saranno totalmente asportati prima del confezionamento.

Dopo l’estrazione e la purificazione, sono consentite esclusivamente le operazioni tecnologiche che non alterino le caratteristiche tipiche del prodotto, quali la deumidificazione, la cristallizzazione guidata e il riscaldamento per la fluidificazione del prodotto che, rigorosamente, non deve mai superare i 40°C.

Tutto il ciclo di lavorazione del prodotto deve avvenire in ambienti asciutti, mettendo in atto ogni precauzione di ordine igienico-sanitario, necessaria per evitare qualsiasi contaminazione con sostanze estranee, sporcizia, insetti o altri animali.

Conservazione. La conservazione deve garantire il mantenimento delle caratteristiche del prodotto; in particolare i vasetti confezionati e pronti per la vendita vanno tenuti in ambiente asciutto, privo di odori estranei, in ambiente fresco e al riparo della luce.

Art. 6 Legame con l’ambiente geografico

La zona di produzione è un territorio montano, tra vallate e alte quote, che presenta caratteristiche pedoclimatiche ed ecologiche delle zone Alpine, ricco di boschi e pascoli.

Nella zona di produzione non sono presenti grossi insediamenti industriali, né attività agricole intensive e nemmeno grandi vie di comunicazione, potenziali fonti d’inquinamento anche per i prodotti dell’apicoltura. Queste condizioni permettono di ottenere un miele pulito e salubre, senza metalli pesanti o inquinanti ambientali.

Le condizioni climatico-ambientali del bellunese, come temperatura e piovosità media, ricavate dagli archivi storici, risultano fortemente differenti dalle altre zone limitrofe della pianura e alle medie regionali del Veneto e influiscono positivamente sulla secrezione nettarifera, sulla qualità del prodotto e sulla sua conservabilità.

Le basse temperature e l’elevata piovosità permettono al bellunese di detenere il primato regionale per ampiezza di superficie a prati e pascolo, determinando lo sviluppo di una flora alpina molto ricca, sviluppata in gran parte su substrati calcarei dolomitici, che conta oltre 2.200 specie (1/3 della flora dell’intero territorio nazionale) e che consente alle api di poter scegliere le migliori fonti vegetali da dove attingere il nettare e il polline.

Le Dolomiti Bellunesi erano infatti famose già nei secoli scorsi per il pregio floristico delle praterie e dei pascoli alpini; la ricchezza e la particolarità di tale flora costituisce una delle principali motivazioni scientifiche del riconoscimento comunitario, nazionale e regionale dei Parchi bellunesi.

Importantissimi, tra la flora d’alto fusto, i boschi di larice, faggio, pino silvestre e abete rosso, che caratterizzano la zona. Ai piedi delle pareti rocciose si estendono fitte foreste di latifoglie e conifere e praterie d’alta quota ricche di flora con numerose specie endemiche tra le quali rododendri, cardi, stelle alpine e da altre piante montane. Nelle vallate la flora vascolare bellunese ha una ragguardevole consistenza di oltre 1.400 entità e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perché endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico.

La flora erbacea polifita ed arborea è ricca di specie che sono considerate fra le migliori dal punto di vista apistico e pollinico, come la robinia pseudoacacia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, l’erica, il trifoglio, nonché un elenco lunghissimo di specie che rientra nei mieli multifloreali.

Risulta inoltre molto importante anche la presenza di flora nettarifera tipica della zona di montagna, come il castagno (Castanea Sativa) e il cardo (Cardus s.p.) in quanto il nettare rappresenta l’alimento necessario allo svolgimento del ciclo biologico delle api.

Tesi di laurea e ricerche dimostrano come la produzione di nettare sia più elevata nelle piante coltivate in alta montagna rispetto a quelle che crescono in pianura.

L’attività apistica è sempre stata diffusa nella montagna bellunese anche in tempi molto lontani quando, con l’uso dei bugni rustici, la raccolta del miele richiedeva una grande capacità da parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di api.

Anche nei tempi più difficili, l’apicoltura è sempre stata un’attività molto praticata in questi territori con l’uso prevalente di semplici alveari villici. L’innovativa introduzione dell’arnia «Dadant Blatt» ha facilitato la mielicoltura ma ancor oggi nella montagna bellunese, l’attività apistica è condotta in modo artigianale e richiede ai produttori specifiche capacità per il posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo sviluppo delle colonie, per il metodo raccolta e per la scelta del periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie floreali, nonché per gli accorgimenti per la sua conservazione.

Oggi la maggior parte degli apicoltori opera nella Vallate Bellunese e Feltrina e, accanto a questi, ci sono anche numerosi produttori di alta quota che producono un miele particolarmente pregiato, quale il miele di rododendro.

I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio, considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e nettarifero, come l’acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo nei territori montani e per questo rendono pregiato il Miele delle Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una grande varietà di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese.

Oltre al «pregio floreale», la qualità del Miele delle Dolomiti bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la salubrità e l’elevata conservabilità, testimoniate anche dal basso valore di HMF, che derivano sia dalle caratteristiche della zona geografica, sia dal «savoir faire» dei produttori.

L’ambiente montano alpino, caratterizzato da basse temperature, elevata piovosità e terreni di origine dolomitica, permettono lo sviluppo di una flora alpina ricca di piante arboree ed erbacee di elevato interesse apistico, rendendo il bellunese una zona adatta alla produzione di un miele pregiato, proveniente da specie vegetali presenti solo o prevalentemente nelle zone alpine montane.

Le basse temperature durante tutto l’anno, molto inferiori alla media regionale o nazionale, influiscono positivamente anche sulla qualità del miele e sulla sua conservabilità in quanto impediscono qualunque fermentazione anomala e permettono una conservazione maggiore nel tempo delle caratteristiche organolettiche e della composizione.

La bassa pressione antropica (abitanti, industrie, vie di comunicazione), lo stato di isolamento tipico delle zone di montagna e soprattutto la capacità dei produttori nel condurre professionalmente un’attività rimasta a livello artigianale, permettono di ottenere un prodotto più puro e salubre rispetto a quello ottenuto nelle zone di pianura.

L’allevamento delle api, da sempre diffuso nel Bellunese, oltre ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi d’isolamento invernale e, in cucina, come dolcificante e per la preparazione di diverse ricette tradizionali locali. Il Miele delle Dolomiti bellunesi è commercializzato con questo nome in etichetta da oltre 35 anni e, con tale nome, è presente fin dagli anni ’80 a numerose fiere e manifestazioni agricole locali della montagna, come testimoniato da numerosi diplomi, foto dei produttori a raduni apistici e articoli degli anni ’80. Foto dello stesso periodo, testimoniano la rinomanza del nome «Miele delle Dolomiti Bellunesi» in vari marchi ed etichette. Da sempre il miele delle Dolomiti Bellunesi è utilizzato anche in molti piatti tipici, come ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani (del Cadore e dell’Ampezzo) nonché nel tipico liquore di miele e in abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto è oggi molto ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo le peculiarità che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di ferie per il consumo di tutto l’anno, diffondendolo in tutte le regioni italiane.

Art. 7 Struttura di controllo

Il controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare è svolto da una struttura di controllo conformemente a quanto stabilito dall’art. 37 del regolamento (UE) n. 1151/2012. Tale struttura è l’organismo di controllo CSQA Certificazioni S.r.l. – Via San Gaetano, 74 – 36016 Thiene (VI) -I- tel. +39 0445 313011 fax +39 0445 313070, e-mail: csqa@csqa.it, Pec: csqa@legalmail.it.

Articolo 8 Etichettatura

Per il confezionamento del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» sono utilizzati contenitori di vetro chiusi con tappo metallico e sigillati con l’etichetta distribuita ai produttori che hanno dichiarato di accettare integralmente il presente disciplinare e che si sottopongono ai controlli previsti nel precedente articolo.

7. E’ inoltre consentito confezionare il miele in formato monodose, utilizzando piccoli contenitori in vetro, bustine, vaschette o altro contenitore in materiale idoneo.

Il prodotto destinato all’industria alimentare può essere confezionato anche in secchi o fusti. Nell’etichetta, che ha anche la funzione di sigillo, sono riportate, le seguenti indicazioni:

– la denominazione del prodotto, «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;

– l’acronimo DOP o Denominazione di Origine Protetta;

– la tipologia botanica;

– il peso netto;

– il nome e/o la ragione sociale dell’operatore del settore alimentare;

– la sede dell’operatore del settore alimentare e, se diverso, il luogo di lavorazione del prodotto;

– il numero del lotto di produzione;

– il termine minimo di conservazione;

– il logo della DOP «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;

– il simbolo europeo della DOP;

possono altresì figurare in etichetta altre indicazioni facoltative a garanzia del consumatore e/o informazioni di carattere nutrizionale e ambientale.

poiché il territorio di competenza è interamente montano si può utilizzare l’indicazione facoltativa di qualità «prodotto di montagna», ai sensi dell’art. 31 del regolamento (UE) n. 1151/2012.

Qualunque altra scritta o marchio deve avere dimensioni inferiori al logo della denominazione. Quando il confezionamento del miele avviene in formato monodose (bustine, vaschette o vasetti di materiale idoneo) e le singole unità non risultano vendibili singolarmente le precedenti indicazioni devono essere riportate nella confezione che le raccoglie. Nelle singole monodosi devono essere riportate almeno le seguenti informazioni:

– il logo della DOP «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;

– il simbolo europeo della DOP;

– la denominazione del prodotto, «Miele delle Dolomiti Bellunesi»;

– la tipologia botanica;

– il peso netto;

– il termine minimo di conservazione;

– il numero del lotto di produzione.

Il logo del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» è costituito da un cerchietto irregolare così rappresentato:

una fascia semicircolare di color verde con la scritta, in caratteri bianchi, «MIELE DELLE DOL- OMITI BELLUNESI», che ha inizio in basso a sinistra e che si estende per una lunghezza pari a circa 3/4 della circonferenza;

nella parte interna, tre strisciate irregolari di colore giallo, blu e verde con schizzo delle tre cime di Lavaredo originate dalle gocce di miele trasportato dal tradizionale mestolino «raccoglimiele»;

nella parte bassa la scritta con caratteri gialli, su fondo bianco, «D.O.P». come da raffigurazione sotto riportata e da foto, allegate al presente disciplinare.

Per la realizzazione di tale logo sono utilizzati i seguenti colori:

  Per la realizzazione del logo in quadricromia la descrizione dei colori è la seguente:

Allegato B

DOCUMENTO UNICO

«MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI»

n. UE: [esclusivamente per uso UE]

DOP (X)                    IGP ( )

1. DENOMINAZIONE

«Miele delle Dolomiti Bellunesi»

2. STATO MEMBRO O PAESE TERZO

Italia

3. DESCRIZIONE DEL PRODOTTO AGRICOLO O ALIMENTARE

3.1. Tipo di prodotto [cfr. allegato XI]

Classe 1.4 – Altri prodotti di origine animale.

3.2. Descrizione del prodotto a cui si applica la denominazione di cui al punto 1

Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto a partire dal nettare dei fiori e dalle melate del territorio montano bellunese, dall’ecotipo locale di «Apis mellifera» che deriva da incroci naturali tra diverse razze apistiche, prevalentemente tra quella Ligustica e Carnica; essa si è particolarmente adattata nel corso del tempo alle caratteristiche dell’ambiente montano alpino bellunese e permette di ottenere buone rese di miele.

In funzione quindi delle differenti specie botaniche che fioriscono scalarmente durante il periodo di produzione o che danno luogo a melate, si distinguono le seguenti tipologie di «Miele delle Dolomiti Bellunesi»: di Millefiori, di Acacia, di Tiglio, di Castagno, di Rododendro, di Tarassaco, di Melata di bosco e di Melata di Abete.

A. Caratteristiche chimico-fisiche

Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» deve presentare, nelle diverse tipologie, le seguenti caratteristiche chimico-fisiche:

+————————————————–+—————-+

|HMF (all’invasettamento):                         |≤ 10 mg/kg      |

+————————————————–+—————-+

|Acqua:                                            |≤ 18%           |

+————————————————–+—————-+

B. Caratteristiche melisso-palinologiche

Lo spettro pollinico generale è quello caratteristico della flora di montagna. Tuttavia, a seconda della origine floreale, gli spettri pollinici delle diverse tipologie di «Miele delle Dolomiti Bellunesi» devono rispettare i seguenti requisiti:

=====================================================================

|Tipologia miele|                      Polline                      |

+===============+===================================================+

|Millefiori     |caratteristici dell’area geografica di provenienza |

+—————+—————————————————+

|Acacia         |> 15% di Robinia pseudoacacia L.                   |

+—————+—————————————————+

|               |percentuali variabili di polline di Tilia spp., ma |

|Tiglio         |quasi sempre molto basse                           |

+—————+—————————————————+

|Castagno       |> 90% di Castanea sativa M.                        |

+—————+—————————————————+

|Rododendro     |> 25% di Rododendrum spp.                          |

+—————+—————————————————+

|Tarassaco      |> 5% di Taraxacum spp.                             |

+—————+—————————————————+

|Melata di bosco|presenza di indicatori di melata                   |

+—————+—————————————————+

|Melata di Abete|presenza di indicatori di melata                   |

+—————+—————————————————+

C. Caratteristiche organolettiche

Le caratteristiche organolettiche dipendono dall’origine floreale e sono quindi diverse per le varie tipologie di miele; esse possono presentare anche accentuate differenze nel colore e nei caratteri organolettici, in rapporto alle diverse componenti nettarifere.

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori (o multiflora):

+——-+———————————————————–+

|Colore |dal giallo chiaro all’ambrato                              |

+——-+———————————————————–+

|Sapore |dolciastro, morbido, più o meno intenso                   |

+——-+———————————————————–+

|       |generalmente debole o di media intensità; in qualche caso |

|Odore  |richiama la presenza del nettare prevalente                |

+——-+———————————————————–+

|       |con spiccata tendenza alla cristallizzazione (fine ed      |

|Aspetto|omogenea)                                                  |

+——-+———————————————————–+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia (o Robinia):

+——-+———————————————————–+

|Colore |chiaro, ambrato, trasparente                               |

+——-+———————————————————–+

|Sapore |delicato, caratteristico, molto dolce                      |

+——-+———————————————————–+

|       |non è particolarmente caratteristico, può ricordare il   |

|Odore  |profumo dei fiori di robinia                               |

+——-+———————————————————–+

|       |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di   |

|Aspetto|cristalli, anche se non cristallizza mai completamente     |

+——-+———————————————————–+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio:

+———+———————————————————+

|         |variabile dal giallo chiaro al verdolino o anche tendente|

|Colore   |al bruno                                                 |

+———+———————————————————+

|Sapore   |dolce, con leggero retrogusto amaro ma poco percettibile |

+———+———————————————————+

|         |fresco caratteristico, mentolato, balsamico che ricorda  |

|Odore    |la tisana dei fiori di tiglio                            |

+———+———————————————————+

|         |pastoso, con cristallizzazione ritardata e formazione di |

|Aspetto  |cristalli grossi e irregolari                            |

+———+———————————————————+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno:

+——-+———————————————————–+

|Colore |bruno scuro variabile dal noce chiaro al noce quasi nero   |

+——-+———————————————————–+

|Sapore |poco dolce, amarognolo o molto amaro, tannico, astringente |

+——-+———————————————————–+

|Odore  |aromatico, pungente, forte ed acre                         |

+——-+———————————————————–+

|       |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di   |

|       |cristalli; ha scarsa tendenza alla cristallizzazione che   |

|Aspetto|avviene solo dopo svariati mesi dal raccolto               |

+——-+———————————————————–+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro:

+——-+———————————————————–+

|       |allo stato liquido, va dal quasi incolore al giallo        |

|       |paglierino; dal bianco al beige chiaro dopo la             |

|Colore |cristallizzazione                                          |

+——-+———————————————————–+

|Sapore |caratteristico, delicato e gradevole, dolce                |

+——-+———————————————————–+

|       |tenue, vegetale, fruttato che può ricordare il profumo del|

|       |fiore ma anche le marmellate di frutti bosco o anche di    |

|Odore  |sciroppo di zucchero                                       |

+——-+———————————————————–+

|       |prima liquido, dopo alcuni mesi cristallizza assumendo una |

|Aspetto|consistenza pastosa a granulazione fine                    |

+——-+———————————————————–+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco:

+——-+———————————————————–+

|       |con riflessi gialli se liquido, giallo e cremoso se        |

|Colore |cristallizzato                                             |

+——-+———————————————————–+

|       |poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente   |

|Sapore |amaro, astringente                                         |

+——-+———————————————————–+

|Odore  |pungente, acuto, persistente                               |

+——-+———————————————————–+

|       |cristallizza rapidamente con cristalli fine e regolari, che|

|Aspetto|determina una massa morbida e cremosa                      |

+——-+———————————————————–+

«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco:

+——-+———————————————————–+

|       |da ambrato scuro fino a quasi nero quando è liquida,      |

|Colore |marrone se cristallizzata                                  |

+——-+———————————————————–+

|       |di media intensità, persistente in bocca; poco o          |

|       |normalmente dolce, può essere caratterizzato da una nota  |

|Sapore |acida e salata                                             |

+——-+———————————————————–+

|Odore  |caldo, spesso accompagnato da note resinose                |

+——-+———————————————————–+

|       |resta liquido a lungo, ma può cristallizzare; asciutto,   |

|Aspetto|viscoso, filante                                           |

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«Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete:

+——-+———————————————————–+

|       |da ambra scuro a quasi nero, talvolta tendente al verde    |

|Colore |petrolio                                                   |

+——-+———————————————————–+

|       |poco o normalmente dolce, normalmente acido, di media      |

|       |intensità, di malto, latte condensato, panna cotta,        |

|Sapore |caramello                                                  |

+——-+———————————————————–+

|       |caratteristico, balsamico, di legno, di resina, di         |

|Odore  |affumicato, di camino spento                               |

+——-+———————————————————–+

|       |resta liquido a lungo, può intorbidirsi per la formazione  |

|Aspetto|di cristalli, in genere molto viscoso                      |

+——-+———————————————————–+

3.3. Mangimi (solo per i prodotti di origine animale) e materie prime (solo per i prodotti trasformati)

Per un’eventuale nutrizione proteica alle famiglie di api è vietato l’impiego di prodotti contenenti polline d’origine diversa da quella strettamente locale.

Una pratica normalmente adottata, è quella che prevede la raccolta di favi di polline o di solo polline, quest’ultimo mediante delle trappole, da essiccare o immagazzinare in congelatore durante il periodo di elevata produzione e poi da riutilizzare in periodi di minor disponibilità pollinifera.

3.4. Fasi specifiche della produzione che devono aver luogo nella zona geografica delimitata

Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto, trasformato e lavorato nella zona geografica individuata nel punto 4.

Il miele viene prodotto in arnie stanziali o che vengono periodicamente spostate solamente all’interno del territorio montano di produzione; tale miele viene estratto direttamente dai favi dei melari mediante centrifugazione.

La raccolta del miele avviene sempre per fasi successive, in concomitanza delle diverse fioriture, al fine di ottenere un prodotto mono-floreale differenziato.

3.5. Norme specifiche in materia di affettatura, grattugiatura, confezionamento, ecc. del prodotto cui si riferisce la denominazione registrata

Per il confezionamento del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» sono utilizzati contenitori di vetro chiusi con tappo metallico e sigillati con l’etichetta distribuita ai produttori che hanno dichiarato di accettare integralmente il presente disciplinare e che si sottopongono ai controlli previsti a carico della struttura di controllo. E’ inoltre consentito confezionare il miele in formato monodose, utilizzando piccoli contenitori in vetro, bustine, vaschette o altro contenitore in materiale idoneo.

Il prodotto destinato all’industria alimentare può essere confezionato anche in secchi o fusti.

3.6. Norme specifiche in materia di etichettatura del prodotto cui si riferisce la denomina- zione registrata

Il logo del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» è costituito da un cerchietto irregolare così rappresentato: nella parte alta una fascia di color verde con la scritta, in caratteri bianchi, «MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI»; nella parte interna, tre strisciate irregolari di colore giallo, blu e verde con schizzo delle tre cime di Lavaredo generate dalle gocce di miele trasportato dal tradizionale mestolino «raccoglimiele»; nella parte bassa la scritta con caratteri gialli «DOP» come da raffigurazione sotto riportata.

4. DELIMITAZIONE CONCISA DELLA ZONA GEOGRAFICA

La zona geografica di produzione e di lavorazione del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» interessa l’intero territorio della Provincia di Belluno, tutto situato in zona montana e delimitato, nei suoi confini, da catene montuose che separano naturalmente l’area geografica dalle province e regioni limitrofe e dall’Austria nel confine settentrionale.

5. LEGAME CON LA ZONA GEOGRAFICA

La zona di produzione è un territorio montano, tra vallate e alte quote, che presenta caratteristiche pedoclimatiche ed ecologiche delle zone Alpine, ricco di boschi e pascoli.

Nella zona di produzione non sono presenti grossi insediamenti industriali, né attività agricole intensive e nemmeno grandi vie di comunicazione, potenziali fonti d’inquinamento anche per i prodotti dell’apicoltura. Queste condizioni permettono di ottenere un miele pulito e salubre, senza metalli pesanti o inquinanti ambientali.

Le condizioni climatico-ambientali del bellunese, come temperatura e piovosità media, ricavate dagli archivi storici, risultano fortemente differenti dalle altre zone limitrofe della pianura e alle medie regionali del Veneto e influiscono positivamente sulla secrezione nettarifera, sulla qualità del prodotto e sulla sua conservabilità.

Le basse temperature e l’elevata piovosità permettono al bellunese di detenere il primato regionale per ampiezza di superficie a prati e pascolo, determinando lo sviluppo di una flora alpina molto ricca, sviluppata in gran parte su substrati calcarei dolomitici, che conta oltre 2.200 specie (1/3 della flora dell’intero territorio nazionale) e che consente alle api di poter scegliere le migliori fonti vegetali da dove attingere il nettare e il polline.

Le Dolomiti Bellunesi erano infatti famose già nei secoli scorsi per il pregio floristico delle praterie e dei pascoli alpini; la ricchezza e la particolarità di tale flora costituisce una delle principali motivazioni scientifiche del riconoscimento comunitario, nazionale e regionale dei Parchi bellunesi.

Importantissimi, tra la flora d’alto fusto, i boschi di larice, faggio, pino silvestre e abete rosso, che caratterizzano la zona. Ai piedi delle pareti rocciose si estendono fitte foreste di latifoglie e conifere e praterie d’alta quota ricche di flora con numerose specie endemiche tra le quali rododendri, cardi, stelle alpine e da altre piante montane. Nelle vallate la flora vascolare bellunese ha una ragguardevole consistenza di oltre 1.400 entità e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perché endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico.

La flora erbacea polifita ed arborea è ricca di specie che sono considerate fra le migliori dal punto di vista apistico e pollinico, come la robinia pseudoacacia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, l’erica, il trifoglio, nonché un elenco lunghissimo di specie che rientra nei mieli multifloreali.

Risulta inoltre molto importante anche la presenza di flora nettarifera tipica della zona di montagna, come il castagno (Castanea Sativa) e il cardo (Cardus s.p.) in quanto il nettare rappresenta l’alimento necessario allo svolgimento del ciclo biologico delle api.

Tesi di laurea e ricerche dimostrano come la produzione di nettare sia più elevata nelle piante coltivate in alta montagna rispetto a quelle che crescono in pianura.

L’attività apistica è sempre stata diffusa nella montagna bellunese anche in tempi molto lontani quando, con l’uso dei bugni rustici, la raccolta del miele richiedeva una grande capacità da parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di api.

Anche nei tempi più difficili, l’apicoltura è sempre stata un’attività molto praticata in questi territori con l’uso prevalente di semplici alveari villici. L’innovativa introduzione dell’arnia «Dadant Blatt» ha facilitato la mielicoltura ma ancor oggi nella montagna bellunese, l’attività apistica è condotta in modo artigianale e richiede ai produttori specifiche capacità per il posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo sviluppo delle colonie, per il metodo raccolta e per la scelta del periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie floreali, nonché per gli accorgimenti per la sua conservazione.

Oggi la maggior parte degli apicoltori opera nella Vallate Bellunese e Feltrina e, accanto a questi, ci sono anche numerosi produttori di alta quota che producono un miele particolarmente pregiato, quale il miele di rododendro.

I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio, considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e nettarifero, come l’acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo nei territori montani e per questo rendono pregiato il Miele delle Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una grande varietà di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese.

Oltre al «pregio floreale», la qualità del Miele delle Dolomiti bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la salubrità e l’elevata conservabilità, testimoniate anche dal basso valore di HMF, che derivano sia dalle caratteristiche della zona geografica, sia dal «savoir faire» dei produttori.

L’ambiente montano alpino, caratterizzato da basse temperature, elevata piovosità e terreni di origine dolomitica, permettono lo sviluppo di una flora alpina ricca di piante arboree ed erbacee di elevato interesse apistico, rendendo il bellunese una zona adatta alla produzione di un miele pregiato, proveniente da specie vegetali presenti solo o prevalentemente nelle zone alpine montane.

Le basse temperature durante tutto l’anno, molto inferiori alla media regionale o nazionale, influiscono positivamente anche sulla qualità del miele e sulla sua conservabilità in quanto impediscono qualunque fermentazione anomala e permettono una conservazione maggiore nel tempo delle caratteristiche organolettiche e della composizione.

La bassa pressione antropica (abitanti, industrie, vie di comunicazione), lo stato di isolamento tipico delle zone di montagna e soprattutto la capacità dei produttori nel condurre professionalmente un’attività rimasta a livello artigianale, permettono di ottenere un prodotto più puro e salubre rispetto a quello ottenuto nelle zone di pianura.

L’allevamento delle api, da sempre diffuso nel Bellunese, oltre ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi d’isolamento invernale e, in cucina, come dolcificante e per la preparazione di diverse ricette tradizionali locali. Il Miele delle Dolomiti bellunesi è commercializzato con questo nome in etichetta da oltre 35 anni e, con tale nome, è presente fin dagli anni ’80 a numerose fiere e manifestazioni agricole locali della montagna, come testimoniato da numerosi diplomi, foto dei produttori a raduni apistici e articoli degli anni ’80. Foto dello stesso periodo, testimoniano la rinomanza del nome «Miele delle Dolomiti Bellunesi»

in vari marchi ed etichette. Da sempre il miele delle Dolomiti Bellunesi è utilizzato anche in molti piatti tipici, come ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani

(del Cadore e dell’Ampezzo) nonché nel tipico liquore di miele e in abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto è oggi molto ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo le peculiarità che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di ferie per il consumo di tutto l’anno, diffondendolo in tutte le regioni italiane.

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Riferimento alla pubblicazione del disciplinare (art. 6, paragrafo 1, secondo comma, del presente regolamento)